Per lo sguardo avido, tutto può essere posseduto.
L’avidità è una delle forze dominanti del mondo moderno occidentale.
È triste constatare come le persone avide non riescano mai a godersi ciò che possiedono, perché sono già ossessionate da qualcosa di cui non si sono ancora impossessati. Può trattarsi di una qualsiasi cosa: terreni, libri, società, idee, denaro o oggetti d’arte.
Causa prima e scopo dell’avidità sono sempre gli stessi, possedere è una gioia, ma purtroppo la sete di possesso non si placa mai: è come una fame insaziabile. L’avido è sempre addolorato, perché è costantemente tormentato e alienato dalle possibilità future, non può mai confrontarsi con una presenza.
Peraltro, l’aspetto più pernicioso dell’avidità è la sua capacità di placare ed estinguere il desiderio, distruggendone la naturale innocenza, smantellandone gli orizzonti e sostituendoli con una possessività automatica e atrofizzata. In questo preciso istante l’avidità sta avvelenando la terra e impoverendo i suoi abitanti. Avere è diventato il più bieco nemico dell’essere.
Queste parole, tratte dalle bozze di traduzione di “Anam Ċara“, per Mondadori, © (Tutti i diritti riservati, riproduzione vietata), sono state scritte 25 anni fa. Non potrebbero essere più attuali!