Sono nato nel 1963, in circostanze diciamo avverse (terremoto a Sanremo, parto prematuro di un mese, ospedale Gaslini, Genova (dove aveva già lasciato la pelle mio fratello maggiore Paolo), salvezza conquistata grazie all’intervento di un primario, non ricordo il nome, che disse, all’inizio di un’epidemia di qualcosa di gastroenterico: “Portatavelo a casa!”! Qui crebbi fino a superare il peso-forma , finché i medici stessi dissero: “Dategli meno da mangiare”. Seguì l’infanzia, di cui ricordo poco, se non la ricchezza del mondo vegetale e animale che cresceva attorno alla mia casa. Poi ci furono le elementari, facili, non per vantarmene ma in seconda risolvevo già i problemi matematici di terza (eravamo in una pluriclasse) e via dicendo. Esame delle elementari superato al meglio. Alle superiori, sempre al massimo livello, vinsi persino borsa di studio di 100€, e qui, finita questa parentesi delle medie, quand’ero fin troppo giovane, ebbi paura: che fare, liceo scientifico, classico o ragioneria? Se volevi sfruttare al meglio i licei, poi potevi frequentare l’università con un certa autostima, un ragioniere sembrava fermarsi lì, in attesa di un qualche lavoro. Cominciai l’università da solo, a Genova, dove avevo soltanto una cugina molto più grande. Mi sentivo, ed ero, giovane e inesperto. Provai fisica, perché la mia passione fin dai 12 anni era stata l’astrofisica, ma mi mancavano tutte le basi fisiche e matematiche del liceo scientifico; non sapendo a chi chiedere aiuto per recuperare, provai con lingue, ma anche lì andai poco lontano, il mio spirito era già spezzato. Alla fine me ne tornai a casa, anche per non far pesare sul magro introito finanziario della mia famiglia dell’estremo potente ligure la mia presenza a Genova (durante l,’infanzia, mio padre si era già fatto anni ai Caraibi- senza aria condizionata – per guadagnare quel che bastava a pagare i debiti della casa). Ecco, in quel periodo non ho mai avuto un vero padre, in tutt’altre faccende affaccendato, e né mio zio (illustre poeta, scrittore, luminare, eccetera) e mia zia (anche lai maestra elementare, non mi diedero non mi diedero MAI nessun consiglio, nessuna indicazione. Peccato no? MI sarebbe bastata qualche parola di incoraggiamento e forse ora sarai qui a tradurre dall’alto di un laurea. Beh, diciamo che per essere completamente autodidatta nella traduzione da due lingue, me la sono cavata piuttosto bene. Avevo già ben chiare in testa le mie idee politiche. Optai per l’obiezione di coscienza, deciso a farmi 12 mesi di carcere piuttosto che indossare una divisa e imbracciare un’arma., Come andò? Il proseguo nelle prossime puntate. Love , s
PENSARE AI LIMITI PER EVITARE I DISASTRI.
da AOC.Media di Florent Bussy FILOSOFO In un momento in cui la tecnologia ci aiuta a credere che il nostro potere di invenzione sia in
4 risposte
ciao non sapevo la tua storia da quando sei nato e come sei nato
Ciao Annamaria, ora lo sai! Buonanotte
Storia affascinante, a tratti somiglia alla mia…..a parte l’obiezione di coscienza e ciò che ti è costato❤️
Meno assomiglia alla mia, meglio è per te!!!