Racconto di una sbronza colossale e di un san Patrizio inusuale
Come ben saprete, il 17 marzo è san Patrizio, patrono d”Irlanda. Era una festività che mi piaceva molto, e al solo pub irlandese di Monaco, il Mc Carthy’s c’era sempre molta gente (una volta arrivò al tavolo e si sedette tra i comuni mortali anche il non ancora Principe Alberto II)… Era una gran festa, che durava fino all’alba. Il Principato di Monaco è multietnico, quindi gli irlandesi non mancavano. Solo una cosa ho constatato: l’assenza di personale o avventori di colore, o nordafricani… Sarà un caso!
All’epoca, parlo di circa 20 anni fa, il pub era ancora molto alla buona: pavimenti in legno diciamo non troppo puliti, tavoli consumati, bagno ad alto contenuto batterico, vecchie foto ai muri, barman che ti conoscevano per nome, e ti salutavano amichevolmente. Oggi si è dato una gran ‘ripulita‘ ed è diventato un pub di lusso. L’ultima volta che ci sono andato non mi è piaciuto: ambiente troppo snob, perso tutto il fascino, prezzi alle stelle, personale tutto nuovo e molto meno ‘amichevole’, la Guinness alla spina sempre ottima, ma troppo cara: passata da 5 a 7€ la pinta. Non ci sono più tornato. Ci si affeziona a un luogo per com’è, e, nel lusso indecoroso e smodato del Principato, quel pub spiccava come tradizionale e ‘popolare’ luogo di ritrovo per giovani e non-giovani (come me, che avevo appena superato i 40).
Una volta, in quel giorno, avevo la giornata libera dal lavoro, e decisi di godermi tutta l’atmosfera, dai preparativi e gli addobbi fino alla fine. Era l’ora di pranzo e il capo mi propose una combinazione: piatto irlandese tradizionale, Guinness e caffè. Accettai, anche perché ero curioso di scoprire il piatto irlandese tradizionale, Mi arrivò una scodella con un brodo piuttosto insipido, contenente due o tre patate e qualche pezzo di carne. Ora, quando qui nel ponente ligure si pensa al ‘piatto della festa’, o anche ‘della domenica’, vengono subito in mente torta di verdure, ravioli, cannelloni… Eccetera. Niente di tutto ciò! Mandai giù il rospo e cominciai a fare qualche fotografia (ce l’ho ancora tutte, registrate su un dvd).
Pian piano il locale cominciò ad affollarsi. Molta gente mascherata, con cappelli buffi, il tutto rigorosamente verde! Io, oltre al passatempo delle foto, mi ero già scolato tre pinte di birra. Ps: non guardate le foto pubblicate nella gallery sul suo sito web attuale. Era tutto diverso, molto folcloristico e informale. Intanto i camerieri iniziavano già a impazzire per seguire le ordinazioni.
Verso le sette era già la follia. Una massa di avventori schiacciati uno contro l’altro. Ripresi la mia Minolta e ricominciai a scattare: c’era gente davvero buffa, se non ridicola. Gran bella musica di sfondo, risate e incontri e chiacchiere con gente di tutto il mondo. Io, che parlavo (e parlo) francese e inglese bene, mi divertivo ad avviare conversazioni con i tizi più improbabili. C’erano anche molte belle ragazze. Un regalo per gli occhi. E cominciavano a comparire i primi segni di ubriachezza, assolutamente non molesta: gli irlandesi, se ubriachi, non fanno casino, anzi… Comunque un colosso di buttafuori sorvegliava l’andirivieni dei ragazzi mascherati.
Più tardi arrivarono i miei amici, e andammo avanti così: offri tu, offro io… Fino all’alba!! Ricordo di aver conteggiato sullo scontrino il numero di pinte di Guinness che avevo consumato: 11!! Tra quelle che avevo offerto e quelle che mi erano state offerte devo essere arrivato a 13… E oltre ad aver ‘digerito il piatto tradizionale (sic) non mi girava neppure la testa. Bei ricordi, bei tempi: avevo ancora la forza di reggere una sera così – oggi non potrei più. Comunque sappiate che riuscii a rientrare a casa sulle mie gambe, portandomi in spalla lo zaino con macchina fotografica, vari flash e accessori (un bel peso). Gli inservienti ogni tanto avevano fatto girare shot di non so che cosa, gratis, ma quelli non li bevvi: mai mischiare una buona birra con delle porcherie: sennò sei morto!
Ora quell’isola in una città decisamente artefatta non esiste più. Chissà, magari sono sbarcate anche lì le escort di lusso. All’epoca queste donnine, tollerate purché non importunino i clienti, frequentavano ambienti più chic, e si concedevano al modico prezzo di qualche migliaio di euro a notte, champagne e albergo esclusi, ovviamente. St. Patrick al ‘vecchio’ Mc Carthy’s è una delle pochissime cose che mi mancano di Monaco. Il resto ve lo lascio! È sempre a vostra disposizione: se volete farvi spellare vivi, non c’è che l’imbarazzo della scelta!
Ps: in vent’anni non ho mai giocato 1 euro nei vari Casinò. Una volta chiesi a un vecchio croupier del Casinò, a cui insegnavo i rudimenti dell’italiano: “Qual è il ‘metodo’ migliore per vincere qualcosa al Casinò?”. La risposta, secca, fu: “Non entrarci! Mai!”