Una vita da gatto

Un giorno un vicino di Nasreddin gli fece visita per raccontargli tutte le sue disgrazie. Nasreddin l’ascoltò pazientemente. Ma a un certo punto, mentre il vicino continuava a piangersi addosso per via della sua malasorte, il viso di Nasreddin s’illuminò, e gli chiese prontamente:

«Dimmi, ti piacerebbe non dover più lavorare per mantenere la tua famiglia?»

«Oh certo», rispose il vicino, che s’era appena lamentato del dover trascorrere un sacco di tempo a viaggiare per affari.

«E non vorresti forse goderti un bel pisolino al fresco, all’ombra d’un albero, ogni volta che ne hai voglia?»

«Ma certo!», ribatté il vicino, che cominciava a illuminarsi in viso.

«Magari potresti passare il tempo a giocare, o a rilassarti, senza doverne rendere conto a nessuno…»

«Oh sì!» fece il vicino, il cui viso rispecchiava già la speranza di una vita ben diversa, e così tanto agognata.

«E dimmi, non vorresti forse ricevere affetto soltanto quando vai a cercartelo, senza che ti si chieda nulla in cambio?»

«Proprio così, Nasreddin! Tu sai davvero leggere nel pensiero!» esclamò il vicino, entusiasta.

«Allora», concluse Nasreddin, «ho un buon consiglio da darti. Corri alla moschea e chiedi all’Onnipotente di trasformarti in un gatto!»

Tratto da: «La folle saggezza di Nasreddin. Come la filosofia Sufi svela che il mondo è uno scherzo cosmico», di Matthieu Ricard , Ilios Kotsou, traduzione mia. Mondadori ©. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *